Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

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14 giugno 2016

Industria culturale e social media

Il libro di Agnese Vellar, docente di "Comunicazione e Social Media" presso l'Università degli studi di Torino, ha come filo conduttore una parola: partecipazione. E nell'era dell'abbondanza nella quale ci troviamo questa parola vuol dire tutto per i giovani L'autrice nella prima parte del libro analizza i cambiamenti delle industrie culturali. Negli anni settanta del '900 pochi detentori del sapere controllavano l'informazione e i contenuti, distribuiti in maniera verticale al pubblico; oggi si è passati alla già citata era dell'abbondanza in cui lo sviluppo di internet,  i social media e il nuovo modello "aperto" di conoscenza, hanno favorito lo sviluppo del movimento del free software, che ha alimentato la cultura della comunicazione, della condivisione e della produzione di contenuti in maniera libera. Questa rivoluzione di internet, che da ambiente di calcolo  è passato ad essere un ambiente sociale, ha contribuito allo sviluppo di comunità online. in un primo momento questi "mondi digitali" erano considerati distanti e diversi dall'ambiente offline, oggi invece la rete è riconosciuta come un ambiente sociale vero e proprio con le proprie regole, usi e costumi consolidati e rispettati. Il titolo del saggio ci offre subito una riflessione: esiste una relazione tra le industrie culturali e i pubblici partecipativi delle comunità online? Vellar analizza la realtà online in cui questa interdipendenza appare più evidente: il mondo fandom, ossia fan con una passione particolarmente intensa per forme di intrattenimento massmediale, come gruppi musicali, serie tv o particolari sport. Non si tratta di comuni spettatori, perchè stabiliscono una particolare relazione emotiva con il prodotto mediale. Le industrie culturali hanno capito che se vogliono sopravvivere in un'era in cui non sono più gli unici creatori e dispensatori di contenuti devono giocare con questo legame emotivo grazie alla nuova "cultura convergente", convergenza non solo di tecnologie ma anche di new media, sistemi produttivi sempre più globalizzati, culture e nuove forme di storytelling transmediale. Questa nuova cultura ha portato a strategie di "co-creazione", ossia l'utente non si accontenta più di essere solo uno spettatore e  di subire passivamente contenuti dalle corportation ma vuole lui stesso partecipare producendo contenuti e promuovendo il brand, starà alle aziende creare il giusto engagement per fidelizzare il cliente e creare un rapporto emotivo di lungo periodo. Il bello di internet però risiede nella libertà che ci concede e, di conseguenza, non tutti i fan scelgono di sottostare alle aziende nella creazione di contenuti. Ci sono molte comunità alternative indipendenti e autogestite in cui i fan sono liberi di creare prodotti multimediali o testi ispirati ad esempio al loro libro, film o serie tv preferita con finali alternativi o storie parallele e poi diffonderli in intenet. Questo fenomeno molte volte ha portato problemi sopratutto per violazioni di copyright o contrasti con il pensiero dell'autore originale, ma è stato altre volte incoraggiato dalle case produttrici per alimentare la libertà di espressione e creazione. Ed è proprio questa libertà che spinge l'utente a partecipare, dando il proprio apporto sia per il "bene comune" della società, sia per acquistare prestigio ed essere riconosciuti come esperti in materia, sia per convalidare la propria appartenenza come membri di quella cultura di riferimento. La partecipazione e la cultura dell'always-on hanno cambiato profondamente i nostri modelli sociali, culturali e persino economici. Questo saggio ci porta faccia a faccia con un mondo in continua evoluzione, che in soli 30 anni ha cambiato più e più volte modelli e paradigmi a cui le industrie culturali devono costantemente adeguarsi per ottenere profitti e visibilità, mentre gli utenti continuano a evolversi, specializzarsi e professionalizzarsi molte volte incuranti del contributo indiretto che, attraverso la produzione di contenuti gratis, stanno dando a questi colossi dell'industria mediale.
Erika Repetto

Agnese Vellar
Le industrie culturali e i pubblici partecipativi:

dalle comunità dei fan ai social media
Aracne editrice, Roma, 2015, 156 pp.



*link al blog dell'autrice Agnese Vellar: A-SOCIAL-MEDIA-SOMETHING


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