Università degli studi di Genova



Blog a cura di Marina Milan, con la partecipazione di studenti, laureandi e laureati dei corsi di Storia del giornalismo e Giornalismo internazionale dell'Università degli studi di Genova (corso di laurea magistrale interdipartimentale in Informazione ed Editoria).

_________________

Scorrendo questa pagina o cliccando un qualunque suo elemento acconsenti all'uso dei cookie presenti nel sito.



14 settembre 2016

Tra Social e All-News

Si può dire che l'evoluzione del mestiere del giornalista e dell'organizzazione editoriale e redazionale sia stata sempre in qualche modo al centro dell'attenzione e degli interessi di Michele Mezza. Giornalista Rai fra i più noti e popolari, inviato in URSS e in Cina negli anni 70 e 80, poi nelle guerre dei Balcani fino agli anni 90, già in quella veste - che può essere considerata iconica del grande giornalismo della tradizione: essere presente in prima linea laddove avvengono i fatti che fanno la Storia  - si pone il problema di individuare nuove forme di narrazione giornalistica, quali il documentario radiofonico,  per le quali ottiene anche importanti premi e  riconoscimenti. Negli anni 90 collabora al piano di unificazione dei GR, nel 98 progetta Rai News 24, primo canale all-news della televisione italiana, del quale diventa vice direttore. Insomma un giornalista che, interpretando e vivendo  con passione i fondamentali della propria professione, si interroga sulla sua evoluzione.  Prima dal "di dentro" - sul campo - poi, allargando i propri orizzonti professionali come docente di culture digitali all'Università Federico II di Napoli, studiandone i sempre più rapidi cambiamenti nel grande e tumultuoso oceano della rivoluzione digitale, che sta travolgendo il mondo dell'informazione. 
Il giornalismo  nel nostro tempo dominato dalla Rete, dai social, dalle grandi potenze del mondo digitale: cosa è, cosa sta diventando,  dove sta andando, quale è il suo ruolo, e prima di tutto: ha ancora un ruolo il mestiere del giornalista? Queste sono le domande epocali alle quali cerca di dare una risposta "Giornalismi nella rete - per non essere sudditi di Facebook e Google", il più recente libro di Michele Mezza,  pubblicato da Donzelli.
Impostato esso stesso in modo innovativo, con la parola scritta accompagnata in parallelo dal costante uso di QR code che rimandano ad approfondimenti, video, dati aggiornati in tempo reale, il libro è avvincente, scorre rapido e chiaro nella narrazione,  una pagina tira l'altra come in una storia di cui si vuole vedere il finale.  Ma - nella sua briosa effervescenza - è in realtà un'opera complessa, che affronta temi di portata globale e in continuo divenire, quindi difficilmente afferrabili e sistematizzabili. 
Lo strapotere delle grandi centrali di servizi, come Google, Amazon; la "dittatura" dell'algoritmo che si assume il compito di decifrare cosa vuole il pubblico; gli accordi editoriali e i passaggi di proprietà di testate mitiche come New York Times e Washington Post, che vanno verso una dimensione in  cui il giornale non è più erogatore di informazioni ma di servizi; l'informazione non più come fine ma come mezzo per stringere legami di affidabilità con il lettore; la rete come "listening system" che veicola e incrocia le informazioni e opinioni degli utenti con quelle delle redazioni; la struttura della versione web del giornale che, nella difficile lotta di sopravvivenza delle testate anche più prestigiose, abbandona ogni similitudine con quella del cartaceo, fino al New York Times e al Guardian che affidano direttamente a Facebook la diffusione delle proprie notizie; il ruolo importante delle amministrazioni locali per creare infrastrutture della comunicazione in grado di dare voce e quindi potere alle proprie comunità, in un contesto dell'informazione polarizzato fra "global" e "hyperlocal"...
Dalle molte e complesse suggestioni offerte dal libro esce il quadro di un mondo della comunicazione tumultuoso e per alcuni aspetti contraddittorio, dove le tradizionali coordinate di tempo e spazio - basi del concetto stesso di notizia  -  perdono di significato, al punto che le tradizionali 5 w diventano 6, dove la sesta sta per "while". 
Un mondo in cui la storica distinzione di ruolo fra produttore della notizia - il giornalista  - e fruitore - il lettore - è annullata da un'informazione che nasce dall' interazione e abbattimento della distanza spaziale e temporale fra produttore e utilizzatore: il divorzio fra testimone e giornalista, il matrimonio fra redattore e lettore. 
Determinando  una rottura netta rispetto alla tradizione, e un'evidente discontinuità nel prestigioso ruolo sociale che la cultura degli ultimi due secoli ha riservato al giornalista, i social network e l'accelerazione della trasmissione dell'informazione impongono il passaggio,  come acutamente sintetizza Mezza, dal broadcasting, tipico del mezzo  televisivo e dei media di massa (che tende ad omogeneizzare e unificare - processo da uno a tanti) al networking dell'universo digitale  (distinzione e diversificazione - da tanti a ciascuno).  
Citando spesso Benjamin e Mc Luhan, Mezza dimostra d'altra parte che il processo per cui i mezzi e le modalità del comunicare condizionano i linguaggi e determinano i contenuti parte da lontano. L'attuale rivoluzione non è determinata dalla tecnologia, ma da un'esigenza della società a cui la tecnologia, come sempre nella storia,  ha dato una risposta. 
Dove sta allora il futuro della professione giornalistica?  E soprattutto, ha un futuro il giornalismo?La risposta è sì, a patto che il giornalista viva la propria professione e professionalità in modo totalmente diverso dal passato, non proponendosi come portatore della verità, ma come regista di processi sociali nuovi, in cui la notizia nasce dalla e nella condivisione della rete, aiutando gli utenti a non soggiacere al nuovo e insidioso volto del potere: l'algoritmo semantico, che pretende di interpretare volontà e bisogni della rete. Volontà e bisogni che invece devono rimanere ben saldi nelle mani di quegli esseri umani che in definitiva "sono" la rete.
Così, dice Mezza, qui sta il nuovo ruolo del giornalista: da "cane da guardia" delle istituzioni, a " cane da guardia" dell'algoritmo.
Marisa Gardella

Michele Mezza.
Giornalismi nella rete. Per non essere sudditi di  Facebook e Google
Donzelli, Roma, 2015, 268 pp.





Nessun commento:

Archivio blog

Copyright

Questo blog non può considerarsi un prodotto editoriale, ai sensi della legge n. 62/2001. Chi desidera riprodurre i testi qui pubblicati dovrà ricordarsi di segnalare la fonte con un link, nel pieno rispetto delle norme sul copyright.